ARFID: selettività o evitamento del cibo nei bambini

Il Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo (ARFID) è incluso nel DSM-5 nella categoria dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

Se pensiamo ai bambini, è molto frequente trovarne alcuni molto selettivi nelle scelte alimentari. Essi vengono etichettati come “schizzinosi”, introducono gli stessi (pochi) alimenti e sembrano non nutrire alcun interesse verso il cibo. Tale atteggiamento è spesso fonte di grande preoccupazione per i genitori che si rivolgono al pediatra e/o per avere suggerimenti e indicazioni.

Ovviamente questi bambini non sono tutti affetti da ARFID, in quanto, per fare diagnosi di tale disturbo è necessario che alla restrizione della scelta dei cibi, sia associato un danno significativo alla salute, allo sviluppo o al funzionamento generale.

Cos’è l’ARFID?

L’ARFID è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione caratterizzato da una persistente incapacità di soddisfare adeguati bisogni nutrizionali e/o energetici che determinano conseguenze clinicamente significative come:

  • Significativa perdita di peso o incapacità di raggiungere l’aumento di peso atteso (crescita ponderale normale dello sviluppo)
  • Carenza nutrizionale significativa
  • Dipendenza dall’alimentazione enterale o supplementi nutrizionali orali per mantenere il peso o lo stato nutrizionale
  • Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale

La restrizione alimentare non è correlata alla preoccupazione per il peso o la forma del corpo.

La diagnosi di ARFID raccoglie al proprio interno una grande variabilità di manifestazioni cliniche. Allo stato attuale delle ricerche, sono stati identificati tre profili che spiegano il motivo della carenza energetica e/o nutrizionale:

  1. Apparente mancanza di interesse per il mangiare o per il cibo. Spesso sono presenti difficoltà emotive come preoccupazioni, ansia tristezza che interferiscono con l’alimentazione producendo disinteresse nei confronti del cibo.
  2. Evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo. Alcune persone, ad esempio, mangiano solo cibi con certe consistenze, colori, temperature o sono molto sensibili alle variazioni dei gusti. Evitano quindi alcuni cibi perché, in anticipo, pensano di non tollerare certe caratteristiche di quell’alimento.
  3. Preoccupazione relativa alle conseguenze negative del mangiare. La riduzione dell’apporto di cibo è dovuta ad alcune paure come soffocare, vomitare, non riuscire a deglutire, episodi di diarrea, avere reazioni allergiche, dolori addominali o al petto.

I tre profili possono variare in termini di gravità, ma non si escludono a vicenda.

Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo può avere esordio nell’infanzia o nella prima adolescenza, ma in alcuni casi, anche in età adulta.

Se noti aspetti simili nel tuo bambino o nella tua bambina non esitare, dopo aver consultato il Pediatra  per la valutazione e il monitoraggio dei normali parametri vitali, a rivolgerti al tuo Psicologo di fiducia per una consulenza.

PRE-VENIRE può essere il modo più efficace di curare

Articolo della dott.ssa Cinzia Bellotta

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